sabato 12 novembre 2011

"Rivoluzionary Road" di Sam Mendes




Questo film, ambientato negli anni 50, è, almeno all'apparenza, un film anti-hollywoodiano, che mostra le pieghe più sgradevoli della vita quotidiana nella borghesia americana. Mendes aveva già trattato temi analoghi, con più senso di humour, in "American beauty".
Qui April coltiva il sogno di Parigi, di una terra lontana dove abbandonare i condizionamenti della società capitalistica occidentale, quella nella quale è immersa. 



Ma veramente cambiare città o nazione, lasciare il proprio lavoro, permette di essere liberi? O non è forse la libertà uno stato da realizzare a prescindere dalle condizioni esterne? Libertà dei propri condizionamenti, dall'illusione di essere quel corpo e quella mente che reagiscono agli stimoli esterni secondo la propria programmazione.

È proprio nel suo fatalismo e nell'assenza di una prospettiva più ampia che tale film risulta, secondo me, limitato e limitante. Provate a riguardarvi Todd Hayes in "Lontano dal paradiso" o, soprattutto, Terrence Malick in "The tree of life": il loro sguardo sullo stesso periodo storico ha ben altro respiro.

Nessun commento:

Posta un commento