Qui April coltiva il sogno di Parigi, di una terra lontana dove abbandonare i condizionamenti della società capitalistica occidentale, quella nella quale è immersa.
Ma veramente cambiare città o nazione, lasciare il proprio lavoro, permette di essere liberi? O non è forse la libertà uno stato da realizzare a prescindere dalle condizioni esterne? Libertà dei propri condizionamenti, dall'illusione di essere quel corpo e quella mente che reagiscono agli stimoli esterni secondo la propria programmazione.
È proprio nel suo fatalismo e nell'assenza di una prospettiva più ampia che tale film risulta, secondo me, limitato e limitante. Provate a riguardarvi Todd Hayes in "Lontano dal paradiso" o, soprattutto, Terrence Malick in "The tree of life": il loro sguardo sullo stesso periodo storico ha ben altro respiro.
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