Ma che cos'è questo film? Di che tratterà?
I luoghi dove, secondo la superstizione cattolica, accadono i miracoli suscitano in me un misto di nausea e curiosità: la curiosità non è tanto per il mistero della potenziale "grazia divina", quanto per la psicologia umana, che spinge masse di individui a venerare un idolo per ottenerne dei benefici.
"Lourdes", storia di una malata di sclerosi multipla che si reca a Lourdes nella segreta speranza che accada un miracolo, è un film dai toni assai neutrali, un ritmo lento, una camera prevalentemente statica e una sottile ambiguità di fondo.
L'idea è quella di lasciare spazio alla psicologia dei personaggi. La donna malata invidia le possibilità della sua giovane infermiera, che combatte la noia di vivere scindendosi tra tentativi di fare del bene al prossimo e abbandono ai piaceri mondani. Le anziane baciapile si interrogano e contestano la sensatezza di un miracolo avvenuto ad un malato piuttosto che ad un altro. Il prete si affanna a procurare risposte ai fedeli più dubbiosi.
L'idea è quella di lasciare spazio alla psicologia dei personaggi. La donna malata invidia le possibilità della sua giovane infermiera, che combatte la noia di vivere scindendosi tra tentativi di fare del bene al prossimo e abbandono ai piaceri mondani. Le anziane baciapile si interrogano e contestano la sensatezza di un miracolo avvenuto ad un malato piuttosto che ad un altro. Il prete si affanna a procurare risposte ai fedeli più dubbiosi.
Il più grande valore del film, a mio avviso, sta nell'andare a sondare la relatività di quel complesso di condizioni che definiamo "felicità". Alla mancanza o meno di tali condizioni posso sommarsi sentimenti quali l'invidia, il confronto tra individui e percorsi completamente differenti, che avvelena qualsiasi tentativo di compassione e comprensione cristiana.
In tal senso non mi sembrano sensati i paragoni con Bunuel o Dryer, laddove il primo è acutamente, ironicamente spietato nei confronti dell'ipocrisia religiosa e il secondo un autentico indagatore del mistero più profondo della vita. L'austriaca Hausner, invece, che ha già fatto molti film ma di cui non ci è capitato di vedere nulla, sembra invece una versione decisamente più edulcorata dell'algido e spietato Hanake, suo compatriota.