Il reggino e, più in generale, l'Italia, attraverso la prospettiva di una bambina tredicenne, il corpo che cambia, l'adolescenza alle porte, la cresima imminente. I primi interrogativi sul senso delle cose sono anche i più puri e disincantati: il film mette in scena, attraverso scene grottesche e un taglio neorealistico, una visione netta delle grosse contraddizioni tra spirito evangelico e Chiesa nel reggino (dove collusioni tra chiesa, politica, mafia si sprecano).
"Gesù è matto, arrabbiato, furioso"
Il vero miracolo, ci dice il regista alla fine, e che Marta, la giovane protagonista, sia ancora viva dopo quanto ha visto, capito e denunciato; viva come la piccola biscia rinvenuta sul lungomare ridotto a discarica, dove giovani locali vivono di stenti e furtarelli.
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