C'è ressa, all’uscita dal Centro diurno per anziani fragili: le vecchine hanno terminato la giornata di svago e devono entrare nel pulmino che le riporterà a casa. L’operatore sociale che le accompagna, la fronte corrucciata, tenta di organizzare la salita: una donnina dagli occhioni preoccupati continua a chiedere se lei appartenga a quel turno. Un’altra, dalla figura alta e dinoccolata, si scusa se rompe, ma proprio non sa dove stia “Dorina”. Una terza, dai lunghi capelli bianchi e il portamento fiero, rimane ferma all’entrata del Centro, malgrado le incitazioni degli operatori a salire sul pulmino. Un’altra, poi, con lo sguardo voluttuoso e concentrato, arranca goffamente facendo forza su un bastone bordeaux; ha tutta l’aria di voler finire stirata al suolo.
La signora che osserva la scena all’angolo opposto della strada, nascosta per metà dallo spigolo in cortina del palazzo a cui si appoggia, si sistema gli spessi occhiali da vista sul naso e strizza gli occhi castani dilatati dalle lenti opache. Scrolla la testa con uno sbuffo e riprende la camminata interrotta, sostenuta da un bastone affusolato dal manico a forma di gatto. Dalla borsa al suo braccio fanno capolino alcune lastre formato A3 e, malgrado il vistoso tentativo di mantenersi dritta, la testa sollevata e attenta alla strada, la signora trascina l’anca con grande dispendio di energie.
Si avvicina lentamente al grande stradone da cui proviene il ritmo sincopato dei clacson nervosi, dei motori ruggenti, degli insulti facili: Via Nomentana nell’ora del ritorno dal lavoro.
La signora si ferma sul ciglio della strada, respira profondamente con lo sguardo a terra e poi, pronta, si volta decisa verso il fiume di lamiere e smog che scorre a pochi centimetri dalla punta dei suoi piedi. Pazienta il tempo che passino tre auto, mentre incrocia gli occhi indemoniati dei guidatori: nessun cenno al rallentamento.
La signora rovista tranquilla nella borsa appesa al braccio, proprio a fianco delle vistose lastre, ed estrae una rivoltella carica e perfettamente funzionante.
La punta con calma verso il primo veicolo che le ostacola la camminata.
Nell’abitacolo della grossa audi nera un signore di mezz’età dal vestito impeccabile, immerso in una conversazione al cellulare, lascia cadere il telefono, inchioda l'auto e alza lentamente le mani verso il tettuccio. La signora supera la macchina e dirige la canna della pistola verso il cranio della ragazza che pilota la smart a venire: stessa reazione.
Raggiunto il marciapiede opposto, la signora si arresta, tira tre lunghe boccate di aria viziata e alza gli occhi al pallido sole dicembrino di una Roma uggiosa e febbrile.
“Chi l’avrebbe mai detto” riflette.
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